Una dieta tanto antica quanto moderna…
Lo Sdjuno è l’antica tradizione contadina abruzzese del mangiare abbondante solo a metà mattinata.
Oggi una ricerca universitaria conferma che è anche il segreto della lungavita.
Sapete quale sarebbe l’elisir per una lunga, anzi lunghissima esistenza? Si chiama sdijuno, ed è da secoli il pranzo – estremamente abbondante – di metà mattinata dei contadini abruzzesi. Per loro è, da sempre, il pasto portante dell’intera giornata, in Abruzzo conosciuto anche come la famosa colazione “rinforzata“:
Secondo i ricercatori dell’università di Teramo,che hanno concluso lo studio “Centenari”, sulle abitudini alimentari e sulle caratteristiche metaboliche della popolazione abruzzese tra i novanta e i cento anni, esiste un nesso inconfutabile tra l’aspettativa di vita di questa specifica popolazione rurale e il suo tipo di dieta quotidiana.
Sono infatti oltre 150 i comuni abruzzesi che vantano un tasso di longevità uguale, se non superiore, a quello di Villagrande, il borgo sardo famoso in tutto il mondo per il suo numero record di centenari.
In particolare si vive a lungo nelle aree interne dell’Abruzzo: a ridosso dei parchi del Gran Sasso e della Majella, e nella Marsica. Questi ultranovantenni hanno un’usanza in comune: praticano lo sdijuno fin da quando erano ragazzini, e andavano a lavorare duramente la terra.
Ma secondo la tradizione, questa colazione abbondante,si usava anche per rompere il digiuno durato due giorni, dal venerdi santo alla vigilia con la pizza di pasqua, le uova benedette, il salame, le mazzarelle e perchè no, un bel bicchiere di vino buono!
«Ci alzavamo verso le 5/5.30 e facevamo colazione. Poi intorno alle 10,30/11 arrivava il piatto più importante del giorno, che consumavamo direttamente all’aria aperta, nei campi – racconta nonna Carina, classe 1929, originaria di Collecorvino (Pescara) -.
Un pasto unico e ipercalorico composto da: pane, formaggio, prosciutto, uova al sugo, frittate coi peperoni, minestra, tagliatelle fatte in casa in brodo, vino. Ci bastava per il resto delle 24 ore. A cena non mangiavamo praticamente nulla: al massimo, qualcosa di frugale poco prima del tramonto. Un’insalata, qualche verdura. E poco dopo a letto. Facevano così anche i miei genitori, i miei nonni, i miei bisnonni, i miei vicini di casa. I dolci? Al bando. E continuo a onorare questo rito anche oggi, che passo le mie giornate a casa».
Il panino. Il sacro panino. Duro, morbido, crostoso o mollicoso: il panino ce lo vuole. Sia a colazione che a cena, il vero abruzzese sa bene che un panino con la porchetta fatto a regola d’arte ti rimette al mondo e ti fa aricreare.
L’ Abruzzese fuori sede
«Lo sdijuno mattutino abruzzese è perfettamente in linea con le più recenti evidenze scientifiche, che hanno rimarcato l’importanza di concentrare i pasti della giornata e soprattutto di limitare l’apporto calorico la sera, quando il metabolismo rallenta – spiega Mauro Serafini, docente di alimentazione e nutrizione umana alla facoltà di Bioscienze dell’università di Teramo -. Sulla base di queste premesse, lo sdijuno si profila come un modello alimentare peculiare, precursore delle recenti diete del digiuno».
Ecco il segreto, insieme a fattori ambientali e genetici, della longevità abruzzese. Una dieta così antica e così moderna, che non contempla immani sacrifici. Appartiene alla saggezza spontanea e innata dei nostri nonni. Certo, presuppone bioritmi molto mattutini e laboriosi. E una drastica metamorfosi delle consuetudini contemporanee. Ma se in palio c’è una vita sana e lunga, vale davvero la pena tentare. E «sdijunare».