SEXTANTIO: IL PRIMO ALBERGO DIFFUSO ABRUZZESE
Siamo nel Parco Nazione d’Abruzzo , ai piedi del Gran Sasso, a pochi chilometri da Rocca Calascio, la rocca più alta e antica d’Europa; siamo vicino l’Aquila e vicino Campo Imperatore, il piccolo Tibet d’Italia, bello d’estate e d’inverno. A pochi minuti troviamo gli impianti sciistici.
Cosa c’è di meglio che passare allora una notte in un Borgo medievale e ancor meglio in una casa rimasta esteticamente come negli anni ’20 o ’30? Cosa c’è di più suggestivo che vivere un’esperienza con oggetti autoctoni risalenti ad un’epoca remota, che anziché restare in mostra in un museo possiamo vivere in pieno, respirando l’aria “d’un tempo”, accendendo il camino, dimenticando telefoni e tv, computer o quant’altro.
Si tranquilli, le camere del Sextantio hanno le prese elettriche e il wi-fi ovviamente, ma dormire in questo borgo che era stato abbandonato, vivere una notte in una casa dall’arredamento autentico e recuperato, storico nel vero senso della parola, il posto di un’ Italia che ci siamo dimenticati e che forse sentiamo qualche volta raccontare dai nostri nonni.
Il Sextantio è l’ Albergo Diffuso di Santo Stefano di Sessanio, ma non è solo un’eseplare d’albergo come pochi in Italia e nel mondo, dove passare una vacanza qui vuol dire vivere un’esperienza vera e propria, non è solo questo.
Il Sextantio è un progetto di recupero di un’identità, di ridestinazione, che per anni è stato indicato come modello da seguire e che ha consentito un rapido sviluppo del paese, che è passato ad avere da 1 a 21 attività ricettive, recentemente replicato a Matera.
La Storia
Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila, è un borgo medioevale fortificato tra le montagne, a 1250 metri d’altitudine, che quindi aveva un perimetro murario fortificato e che ha vissuto e sofferto il tempo dell’emigrazione e dell’abbandono, come tantissimi piccoli comuni italiani.
L’economia che ha sostenuto questi piccoli borghi incasellati, a partire dal Medioevo, era la pastorizia e tutto ciò ad essa legata: la produzione di lana, carne, latte e derivati. In quel periodo difficile dell’emigrazione e dell’abbandono, hanno visto allontanarsi anche le ultime persone che hanno vissuto la più caratteristica e pittoresca delle attività legate a questa civiltà: la transumanza.
In tempi brevi, nei tempi più difficili per queste modeste realtà, le tracce residue di questa civiltà scompariranno per sempre e in modo irreversibile.
Daniel Kihlgren, alla fine degli anni ’90, decise di acquistare, recuperare e ridare vita ad alcune case di questo borgo, creando un albergo diffuso, sito in case distanti tra di loro tra 27 camere e 55 posti letto estesi per 13 strade, tra vie e piazze.
Così Santo Stefano di Sessanio risorge dopo anni di ritrutturazione nel rispetto dell’ambiente e delle regole antisismiche. Infatti il Borgo non ha subito grandi danni con il terremoto che colpì l’ Aquila nel 2009, anche se, tutt’oggi, vediamo gru e impalcature che stanno sistemando alcune strutture.
CARATTERISTICHE PECULIARI
- Innanzitutto il primo e il più importante aspetto di questo luogo è il “patrimonio” da tutelare: infatti è stato firmato un accordo di inedificabilità in modo da preservarne l’identità e non sciupare quell’integrità del borgo storico con il paesaggio circostante.
- Le case, che ripeto sono le camere dell’albergo, hanno conservato senza alcuna alterazione le stanze e le metrature originarie. E’ stato usato solo materiale di recupero autoctono, lasciando intatte anche le tracce del vissuto umano. I mobili sono del territorio, presi poco prima che finissero nelle discariche, quei mobili che si sono salvati dai camini quando in tempo di fame e carestie venivano usati per scaldarsi.
- Attraverso una commissione al Museo delle Genti d’Abruzzo, che si è occupato di intervistare in modo formale, sotto forma di dialogo,le persone del posto e dei luoghi circostanti, per parlare di quella cultura che è stata spesso abiurata come la cultura dei poveri e degli sconfitti, sono stati, anche in questo caso, ” recuperati” gli usi e i costumi, le tradizioni culinarie e non solo, del territorio. Infatti nei ristoranti dell’Albergo vengono riproposti i piatti della tradizione che seguono il calendario agricolo o religioso, e anche i piatti poveri della quotidianità. Vengono proposte le botteghe dell’artigianato domestico , più legato all’aspetto affettivo delle tradizioni, come la tessitura che finiva poi nel corredo nuziale.
Nasce così un albergo di grande fascino, con spazi originari e autentici ma con funzionalità di servizi dei moderni alberghi.
Ci sono si atmosfere intime che riportano al passato e alla storia del borgo, ma anche dotate di tutto il necessario per trascorrere una vacanza all’insegna del relax.
COSA OFFRE IL SEXTANTIO?
DUE SONO I RISTORANTI DELL’ALBERGO ( MA IL BORGO NE PREVEDE ANCORA ALTRI)
LA LOCANDA SOTTO GLI ARCHI , dove troviamo due grandi archi all’interno in pietra, che poggiano su delle colonne di sostegno ed un camino centrale anch’esso in pietra.
Tavoli e sedie sono del IX secolo, i piatti e il vasellame in ceramica, sono realizzati a mano. L’offerta culinaria proposta è la cucina popolare come anche la presentazione delle pietanze nel piatto, sono rigorosamente dall’aspetto domestico e semplice.
IL CANTINONE, prende il nome da “cantina” che era , come oggi, il locale che nelle case era adibito alla conservazione degli alimenti; questo lo dico perchè il ristorante ricalca quel modo di pensare delle case abruzzesi, quando il capo famiglia o le anziane matriarche erano le uniche persone a possedere la chiave della cantina, che posta quasi sempre al seminterrato delle case, conteneva gli alimenti necessari a sostenere la famiglia durante i lunghi inverni rigidi, oltre che la damigiana con l’olio, la botte col vino, aceto, insaccati appesi al soffitto, i formaggi stagionati negli armadi di legno, gli ortaggi preparati sott’olio tenuti in barattoli di ceramica o vetro. Così la proposta del Cantinone ricalca quel modo di conservare il cibo, proponendo prodotti da cantina a conservazione naturale: Vengono aggiunti alcuni piatti semplici ed essenziali appartenenti alle culture locali.
Qui troviamo le panche ad incasso, i tavoli con i piani tagliati e scavati che ricordano i gesti secolari delle massaie in cucina. Il camino a muro, in pietra, con la struttura a nicchie tipica della Baronia di Carapelle, in cui oggi come un tempo, vengono tenuti al caldo i pasti della giornata.
ALTRI LUOGHI DEL SEXTANTIO: UNA BOTTEGA E UNA TISANERIA.
LA BOTTEGA DELL’ARTIGIANATO DOMESTICO: dove troviamo un grande telaio al centro, dove possiamo acquistare gli oggetti di cultura materiale che si vedono nelle stanze, come le bottiglie o i bicchieri in ceramica. Stoffe autoprodotte, tessuti antichi e realizzati dalle tessitrici abruzzesi,; manufatti che appartengono alle tradizioni della montagna abruzzese e sono stati coadiuvati da una ricerca etnografia sulla memoria storica e su fonti iconografiche.
LA TISANERIA sita nella stessa bottega, vengono preparate tisane alle erbe del territorio, affiancate da tisane non autoctone ma dal grande potere terapeutico. Sono offerti anche i dolci, realizzati per il Sextantio da uno storico laboratorio di S. Stefano di Sessanio o autoprodotti: come le “ferratelle”, ( da me sulla costa abruzzese chiamate pizzelle), dolce simbolo della ruralità abruzzese e realizzate al momento da Gianna, la tessitrice.
E ANCORA…
LEZIONE DI PANIFICAZIONE: con l’aiuto di una massaia del luogo, partendo dal lievito madre, viene preparato un impasto per la pizza o il pane, cotti a vista nel forno a legna del XVI sec.
LEZIONE DI CUCINA TIPICA ABRUZZESE: lezione di due ore con lo chef della Locanda sotto gli Archi, per conoscere la tradizione culinaria abruzzese, preparando i piatti del territorio e successiva degustazione.
LEZIONE DI DOLCI TRADIZIONALI: un incontro di qualche ora per imparare a realizzare i dolci tipici e rituali abruzzesi.
CORSO DI TESSITURA da Gianna, tessitrice autoctona, che dopo un introduzione all’arte della tessitura, vi farà conoscere le tecniche di base di quest’antico mestiere e poter realizzare un manufatto di lana.
IL PIC NIC, per rievocare i tempi in cui le donne raggiungevano gli uomini nei campi di lavoro, dopo aver camminato per ore, con una cesta piena di vivande. Mangiando poi a terra in un clima festoso e conviviale, cantando e dissetandosi con vino rosso e acqua della fonte. Così, nel cesto di vimini e rami d’ulivo intrecciati da artigiani abruzzesi, simbolo di una cultura materiale, troverete acqua, vino, pane, salame, pecorino, olio, miele, frutta, tovaglia, tovaglioli, posate e bicchieri. Si può ordinare il Pic Nic in Room Service o per un’escursione.
ALLA RICERCA DEL TARTUFO NEI BOSCHI,L’ANTICO “AGLIO DEI RICCHI”: un’escursione con un cercatore e i suoi cani per trovare il prezioso tubero, verrà offerto anche un omaggio: un tartufo da portare a casa. Abbinata la ricerca ad una lezione di cucina domestica con lo Chef per imparare l’arte dell’uso del tartufo in cucina e successiva degustazione dei antiche ricerche a base di tartufo.
MASSAGGIO BENESSERE, massaggio rilassante con oli naturali, tra il chiarore delle candele e incensi profumati.
ESCURSIOSNI GUIDATE IN MONTAGNA A CAVALLO, IN MOUNTAIN BIKE, IN CANOA O CON LE CIASPOLE: che sia estate o inverno, il Parco del Gran Sasso offre infinite possibilità di escursione. Camminate con accompagnatore da Rocca Calascio o a Campo Imperatore, passeggiate a cavallo, gite in mountain bike, escursioni in canoa sul fiume Tirino e ciaspolate in inverno.
ESCURSIONI IN COLLABORAZIONE CON LA SOVRAINTENDENZA PER I BENI CULTURALI,visite e guidate agli eremi, simbolo della tradizione monastica delle montagne abruzzesi, o alle Chiese romaniche. Escursione in notturna sulle tracce del lupo alla scoperta della città dell’Aquila con le sue eccellenze artistiche. L’enobike in salita sulla cima più alta dell’Appennino abruzzese, il Corno Grande.
Ricapitolando
L’albergo diffuso abruzzese per eccellenza è il Sextantio, a Santo Stefano di Sessanio (AQ). Nasce per lo più come progetto culturale di recupero e trasmissione di una cultura del territorio. Vivere il Sextantio vuol dire catapultarsi nei luoghi d’un tempo, nel ritmo lento delle giornate, nelle tradizioni culinarie e non di una terra magnifica come l’Abruzzo.
Nel Sextantio i servizi offerti sono legati alle culture del luogo, dalle consuetudini espresse nella sfera domestica, al cibo popolare e all’artigianato, portati alla luce da una ricerca etnografica svolta negli ultimi dieci anni con il Museo delle Genti d’Abruzzo.
Gli interni delle camere sono ispirato alle fotografie che Paul Scheuermeier, linguista svizzero, scattò in Abruzzo negli anni ’20.
L’intento è di conservare l’estetico-affettiva degli interni ed evitare il sovra-utilizzo di materiale contemporaneo, ricorrendo all’impiego di oggetti autoctoni, preservando gli spazi delle tracce del vissuto originario. Un vera e propria ricerca dell’anima più arcaica di questi luoghi per conservarne l’identità!
[…] storia degli alberghi diffusi del Sextantio, è una storia bella da raccontare e da ascoltare, che riguarda in Italia due realtà, in Abruzzo, […]
Ciao Sonia, sono un abitante è un lavoratore di Santo Stefano di Sessanio ed ho 35 anni. Sa perché le specifico la mia età? Perché il sextantio ha aperto nel 2005, se la matematica non è un’opinione prima dell’arrivo del Sig. Kihlgren c’era vita nel borgo! Bello, bellissimo il suo infinito racconto ma come al solito basato su cose false, infatti Santo Stefano non è mai stato un paese abbandonato e tante attività, botteghe, bar, alcuni ristoranti e strutture ricettive esistevano già da molto tempo ed hanno consentendo a diverse famiglie di vivere benissimo anche prima della nascita di Sextantio.
L’inedificabilità, è in vigore dalla fine degli anni 70, magari uscire dal sextantio ed informarsi ascoltando altre voci le avrebbe fatto scoprire una realtà mooooolto diversa! È ovvio che in qualche modo il suo racconto è un grande ringraziamento all’ospitalità che Sextantio le ha offerto ma la prossima volta scelga di dare informazioni reali e di non sminuire l’operato altrui!
Gentilissimo,
mi è stato detto durante le mie numerose visite nella bellissima Santo Stefano di Sessanio, essendo anche io abruzzese, che negli anni il paese si è via via spopolato, sia per la mancanza di lavoro che a causa dei terremoti, e molti abitanti si sono trasferiti nelle città ( come del resto è accaduto e ancora accade per i paesini più piccoli) e la zona centrale, il borgo più “intimo” diciamo così, era PRESSOCHè disabitato: tutto ciò mi è stato riferito proprio da abitanti come lei, mangiando nei ristoranti e bevendo un caffè.
Mi dispiace aver turbato la sua realtà scrivendo che era un borgo abbandonato: vedrò nell’articolo di specificare comunque che non lo è mai stato, perché lungi da me dare informazioni sbagliate.
Grazie di aver commentato questo articolo: confronti costruttivi sono sempre ben accetti da me! Dopotutto è così che amo lavorare, confrontandomi e dando informazioni veritiere.
Buona Giornata,
Sonia