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Gianpiero Mascitti. Torna a casa uno dei primi contagiati in Abruzzo

Ho intervistato questo coraggioso ragazzo, mio compaesano e uno dei primi casi positivi da Corona Virus in Abruzzo.

Mi stringo forte a tutto il mio paese , a tutta Caldari, in questo momento più che mai, ai miei amici e alle loro famiglie , alla mia famiglia . Restiamo uniti ce la faremo. “, scriveva in uno dei suoi post su Facebook Gianpiero, durante la sua isolata e lunga permanenza in ospedale.

Un mese esatto di ricovero, 19 giorni trascorsi nel reparto di malattie infettive dell’Ospedale dell’Aquila e gli ultimi 12 giorni in una struttura del G8.
La sua testimonianza un baluardo per tutti noi:” In questi ultimi giorni ho toccato con mano la reale situazione di emergenza che il nostro paese sta attraversando.”

Ricostruendo il suo percorso: a Gianpiero arrivano i primi sintomi domenica 1° marzo, aveva un po’ di febbre e i classici sentori tipici di un’influenza ma si è recato a lavoro lo stesso, Gianpiero è pizzaiolo.
Il giorno dopo, lunedì 2 Marzo sembrava stesse meglio fino alla sera quando ha iniziato ad avere febbre alta a 39 ed è durata per tutta la settimana. Nessun medicinale faceva effetto.
Nel frattempo il cugino Maurizio, il titolare del bar di Caldari, giovedì 5 Marzo è deceduto e i familiari hanno fatto richiesta di autopsia per accertare le cause della morte.
Sabato mattina ,7 Marzo, il medico lo avverte che Maurizio era risultato positivo al Covid-19 e, visto che i classici sintomi da Corona Virus iniziavano a comparire, tosse e affanno, Gianpiero si reca nell’ ospedale di Lanciano dove lo visitano nelle tende fuori dalla struttura: prelievo arterioso, poi l’ossigeno. Il giorno dopo raggi al torace, grazie ai quali si è vista una macchia, che era un inizio di polmonite.
Viene trasportato con l’ambulanza all’ ospedale dell’Aquila, il primo a dare la disponibilità.

Gianpiero mi racconta che, durante il suo calvario ospedaliero, mentre era a combattere la malattia, si è affidato ai social anche per far rendere conto le persone della difficile situazione degli ospedali. Rammenta di aver saltato un pasto un giorno, della carenza di attenzione ad alcune sue richieste, ma lo fa non per lamentarsi anzi, vuole ringraziare medici , infermieri, OSS, donne delle pulizie, che sono in prima linea a combattere questo nemico invisibile.

Oggi torna a casa acclamato dagli abitanti di Caldari, il suo paese, con striscioni e applausi dai balconi, dediti verso un ragazzo che, al contrario di altri, può dire di avercela fatta, pur non avendo mai smesso di aver paura.

Ed è proprio di loro, di chi non può esultare come lui e dei suoi compaesani, che ci parla nell’intervista che gli abbiamo rivolto.

Ciao Giampiero e Bentornato. Sei guarito. Quando i medici dichiarano qualcuno guarito da Corona Virus?

Si, sono stato dimesso il 7 aprile e sono guarito cioè sono diventato asintomatico e dimesso con due tamponi negativi .

Quando hai capito che poteva essere influenza da Covid e non una semplice febbre o raffreddore?

Quando c’è stato il primo deceduto al mio paese , mio cugino Maurizio Mascitti. Dopo qualche giorno è arrivato il risultato del tampone che gli avevano fatto con esito positivo . Allora ho capito che quella che avevo non era una febbre.

Cosa ti hanno detto di fare adesso invece i medici? Devi restare isolato? Per quanto? I tuoi genitori?
Dovrò restare per due settimane in isolamento domiciliarenon posso avere contatti con nessuno, nemmeno con i miei genitori.

Qual’é il ricordo piu brutto che hai di questo ricovero e quello che ricordi più volentieri?

Il ricordo più brutto ? La prima settimana di ricovero , dove la febbre non scendeva e per respirare al meglio mi hanno dato l’ossigeno … il più bello il ritorno al mio paese, l’accoglienza calorosa che ho ricevuto. Non la dimenticherò mai!

Cosa hanno fatto di preciso al tuo arrivo i tuoi compaesani?

Chi poteva ha aspettato il passaggio davanti le loro abitazioni , hanno appeso uno striscione in mezzo al paese con scritto “Bentornato Gianpiero” , e amici e famiglie affacciati ai balconi e chi non poteva uscire ha aspettato il mio ritorno nelle proprie case .

Durante il ricovero immagino che tu abbia ringraziato il cielo che esistono i cellulari in quest’epoca, perché sarebbe stata dura non sentire i tuoi o qualche amico per tutto questo tempo e con la paura da covid…che ne pensi?

Il cellulare si è rivelato molto utile , è stato il mezzo con cui potevo comunicare con il mondo esterno , senza sarebbe stato impossibile o comunque problematico farlo .

Proprio il primo paziente Covid deceduto in Abruzzo era di Caldari, oggi zona rossa, tuo cugino Maurizio.
Nonchè figura conosciuta e importante del paese…ti piacerebbe venisse fatto qualcosa in sua memoria in futuro?

Era un Amico oltre che mio cugino, ho perso anche una zia , ho perso una vicina di casa che mi ha visto crescere, abbiamo tutti perso qualcuno in questo periodo . Quindi vorrei che ognuno di loro abbia il giusto saluto.

Cosa ti manca di più della vita che conoscevamo, senza distanziamento sociale, prima del corona virus?

La libertà perché ritengo che abbiamo perso quella e sarà così per molto ancora.

Cosa vorresti dire a chi si lamenta dello stare a casa o a chi pensa di non farcela a resistere a questo isolamento forzato.

Abbiamo un’unica possibilità per uscire in fretta da questa pandemia cioè quella di restare a casa , è l’unico modo . Non lamentiamoci , c’è chi vorrebbe stare a casa con i propri cari ma non ha questa fortuna perché si ritrova in un letto di ospedale .

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