La fortuna mediatica della Romania, e in particolare della Transilvania, cominciò inarrestabile nell’anno 1897 quando, Ser Bram Stoker, scrisse il suo fortunatissimo romanzo: il “Conte Dracula” ambientato proprio in Transilvania e ispirato a un personaggio storico realmente esistito seppur non nella misura narrata nel racconto.
Ma la Transilvania non è solo aglio e vampiri, la Transilvania è molto di più!
Senza voler a tutti i costi demonizzare il “turismo nero” che si è ben sviluppato in quella regione, sfruttando in mille salse la leggendaria figura del conte sanguisuga dobbiamo, tuttavia, riscontrare come questa vasta regione della Romania che occupa una percentuale rilevante del territorio nazionale, sia un posto ricco di paesaggi incantevoli ed emozionanti che poco hanno a che vedere con le cornacchie e i pipistrelli… almeno di giorno!
Passatemi la goliardica battuta: “o voi ch’avete l’intelletti sani“.
Foreste verdissime nei secoli hanno rappresentato, (e rappresentano ancora oggi), la materia prima per opere che hanno resistito al tempo in modo egregio e che conservano ancora intatta la loro bellezza originaria.
Sapienti artigiani hanno saputo plasmare nei secoli rozzi tronchi per trasformarli in opere d’arte come chiese, ponti e piccoli edifici senza utilizzare mai un solo chiodo e grazie alla tecnica a incastro.
L’impressione che si ha giungendo in Maramures, regione situata al confine con l’Ucraina, e che il tempo si sia realmente fermato.
Gli sterminati campi agricoli beneficiano ancora di un metodo di coltivazione di altri tempi e gli strumenti utilizzati dai contadini rumeni altri stati d’Europa li hanno già riposti nei loro musei. Stesso discorso vale per i costumi tradizionali che i popolani indossano nelle feste per lo più religiose.
Predominano i colori sgargianti e forti contrasti che all’occhio del visitatore possono sembrare eccessivi, ma poi, ci si fa l’abitudine.
In quei colori, in quelle stoffe sono intrappolate tutte le anime della loro cultura secolare rumena che vale la pena soffermarsi a comprendere più intimamente.
E se le chiese realizzate solo con il legno costituiscono un’attrattiva interessante per il viandante (otto di esse sono state dichiarate nel 1999 dall’Unesco patrimonio dell’umanità) ancor di più lo è un “luogo di riposo” molto gettonato in questi ani dai turisti di tutto il mondo e ‘promozionato’ su tutti i siti turistici come perla della Transilvania.
Sto parlando del “Cimitero Allegro” situato nei pressi del villaggio Sapata. La prima volta che ho sentito parlare di questo bislacco cimitero sono andato subito a cercare delle foto su Google. Dovevo dissetare la mia curiosità immediatamente.
Ebbene, mi è bastata osservare la prima foto per comprendere che in quel luogo, la morte, non viene percepita come fine dell’esistenza, bensì, come portale di una nuova esistenza, più spirituale e sganciata dai beni materiali.
Forse sta proprio qui il fascino di Cimitirul Vesel, con le sue tombe coloratissime e dalle forme strane e ricche di raffigurazioni di momenti di vita del defunto spesso sotto forma di caricatura o di poesie umoristiche (al limite del profano per noi italiani) che riprendono episodi traslati e simbolici della vita di chi oggi non c’è più. Visitare questo (unico al mondo) campo santo può rappresentare per il visitatore sensibile e dischiuso avvicinarsi alla cultura funeraria degli antichi Daci e alla loro visione della vita/morte come momento di passaggio dalla vita terrena a una vita migliore, quindi, un momento da fermare nel tempo attraverso un ricordo felice o caricaturale del trapassato, così come i suoi cari lo vorranno ricordare manifestandolo, così, alla comunità intera. Un concetto esasperato, forse, per la nostra cultura ma innegabilmente rivela tutta la sua forza esorcizzante della morte come fenomeno fisico.
E, a proposito di viaggi terreni, quello che non dovete assolutamente perdere è a bordo del Mocanita, l’ultimo treno a vapore in servizio sul territorio europeo in grado di regalarvi un’autentica avventura in tutta comodità. Andarsene in giro per le foreste della Maramures a bordo di un treno che ricorda il Polar Express di Toma Hanks non ha prezzo. E mentre il Mocanita continuerà a sbuffare fumo dal suo locomotore, in cima alla salita, potrete ammirare località come Viseu de Sus e una parte dei monti Carpazi mentre serpenteggia vicino al fiume Vaserul per alcuni chilometri fino ad arrivare al capolinea; Paltin.
Verrei concludere questo nostro tour rumeno con una visita lampo al Parco Nazionale dei Monti Rodna, dichiarata area protetta nel mese di marzo 2000.
La sua flora e fauna variegata e generosa lo rendono il secondo parco più esteso della Romania dopo il parco Momogled. Solamente in questi parchi è possibile odorare la crotonella rosa, avvistare qualche esemplare di capro nero, oppure, un’aquila montana piuttosto che cervi o avvoltoi. Per non parlare, poi, della “Cascata dei Cavalli” a quota 1300 metri o del lago Lezer a quota 1825 metri conosciuto anche come il “lago senza fondo” per ovvi motivi che non sto a raccontarvi.
Insomma, Maramures fa rima davvero con ecoturismo e cicloturismo e perché no… anche con i monasteri. Sto parlando del leggendario monastero che risale intorno al 1390 dalla struttura perfettamente armonizzata con l’ambiente circostante. Un luogo magico e mistico allo stesso tempo in grado di offrire al peregrin d’amore l’occasione per ritrovare se stesso nella quiete del silenzioso rumore primordiale perso fra gli echi perduti del tempo che fugge e non torna più.
Calatorie Placuta!
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