In Umbria, e precisamente nella provincia di Perugia, vive uno dei borghi più belli d’Italia, Spello, insignito (qualche anni fa) da Touring Club Italiano con l’importante Bandiera Arancione per aver saputo combinare turismo e ambiente in un mix di ecosostenibilità.
Ma Hispellum, piccolo borgo di poco più di 8.000 abitanti, ammaliò non pochi personaggi per la sua bellezza artistica, e anche paesaggistica.
Fra tutti ricordiamo Gabriele D’Annunzio che arrivò a celebrarla magnificamente nella terzina di una sua famosa poesia:
“Spello, quel canto palpita nei petti delle tue donne alzate in su la Porta di Venere? La Dea che non è morta l’orco nudo t’adorna di fioretti”.
Le parole di D’annunzio le ritroviamo ancora sul sito dei Beni culturali della città che, in particolare, sulla pagina Facebook ci ricorda come sia possibile visitare l’antico e affascinante borgo prenotandosi sul sito
spello@sistemamuseo.it
Ma è proprio la Porta di Venere (ve ne sono ben sei e tutte di età romanica) ad accogliere il visitatore. Realizzata in travertino bianco con tre fornici del periodo augusteo (27 a.c. – 14 a.c.) compresse fra due torrioni dalla geometria dodecagonale. In occasione della festività del corpus domini (nona domenica dopo la pasqua!), e già a partire dal 1602, si svolge nel borgo un evento che il celebre fotografo statunitense Steve McCurry ricordò nel 2013 con queste parole:
“Un posto speciale? Un paesino, Spello, dove mettono i fiori per strada con un design molto particolare. È stato molto affascinante”.
Il fotografo si riferiva, chiaramente, alla ‘infiorata’ che ogni anno colora il borgo con milioni di fiori colorati per un percorso di circa 1,5 km in un susseguirsi di quadri floreali che danno sfogo al lavoro degli infioratori che lavorano un intero anno per onorare il passaggio del corpo di Cristo per le vie del borgo.
Sono molti i personaggi che si sono recati nel corso degli anni nel borgo in occasione dell’infiorata.
Ricordiamo fra, i tanti, Sandro Pertini, papa Giovanni Paolo II, Oscar Luigi Scalfaro. Ma fu proprio in occasione del Giubileo che gli infioratori realizzarono a Piazza del Popolo un enorme sole con raffigurazioni sacre tutt’intorno.
Ma per i viaggiatori che si sono imbattuti in questo meraviglioso piccolo borgo, questo luogo è anche sinonimo di artigianato (famosa la lavorazione del lino per realizzare tele con raffigurazioni tradizionali) e olio di primissima qualità. Ed è proprio grazie a questa pregiata qualità che è entrata a far parte dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Non è tutto!
Inoltre offre anche soluzioni per il benessere fisico delle persone come le acque sulfuree di alcune sorgenti (già note in età medioevale) e che oggi danno vita ad una vera economia della salute grazie alla realizzazione di stabilimenti termali che offrono ogni genere di confort e relax.
Ma qui c’è anche cultura e arte!
Agli amanti dell’arte, e della pittura in particolare, vogliamo svelare un piccolo segreto. Inoltre c’è la possibilità di ammirare uno dei cicli pittorici del maestro Pinturicchio. Non lo sapevate? Ebbene sì!
La chiesa di Santa Maria Maggiore cela al suo interno la Cappella Baglioni che riesce a incantare il viandante già dai primi passi grazie alla sua pavimentazione di maioliche di Deruta (1566).
Il maestro realizzò proprio in questa cappella alcuni affreschi magnifici come l’Annunciazione, l’Adorazione dei pastori e la Disputa di Gesù con i Dottori.
Un Borgo da vedere: una piccola ma interessante curiosità!
Se osservate la finestra con la grata metallica vicino all’Annunciazione potete ammirare un autoritratto giovanile del Pinturicchio.
Ma anche la Chiesa di Sant’Andrea custodisce una Madonna con il Bambino del maestro che merita di essere vista. E se il tempo ve lo permetterà vi consiglio di non perdervi la Pinacoteca Comunale dove oltre a pregiate opere di oreficeria e scultura potrete ammirare l’urna di San Felice contenente le reliquie del santo Patrono del Borgo.
E prima di lasciare le sue bellezze naturali lasciamoci coccolate da un buon piatto di pasta casereccia condita con del tartufo, lepre e cinghiale e magari accompagnato da un morbido Grechetto o un delicato Sagrantino di Montefalcone.
Dimenticavo!
Lasciate un piccolo spazio in valigia perché fra una camicia e un paio di pantaloni potrete nascondere uno dei migliori sapori della cittadina: la risina con l’occhio.
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